“Di Maio e Crimi dimostrano l’inadeguatezza del sistema M5S”. Intervista a Dalila Nesci

Parla il capo della corrente grillina “Parole Guerriere” in vista degli Stati Generali: “Né voto su Rousseau né Comitato dei 10. Ora ci vuole una leadership collegiale, altrimenti ogni capo politico fallirà”
norevole Dalila Nesci, ‘Parole Guerriere’, di cui lei è animatrice, è la prima corrente dentro M5s? Possiamo usare questa definizione?
Chiamateci come volete. ‘Parole Guerriere’ è un’area all’interno del Movimento 5 Stelle. È una delle tante anime, noi organizziamo convegni e abbiamo già una nostra mozione. Molti hanno definito ‘Parole guerriere’ un think tank e da quando sono stati annunciati gli Stati generali abbiamo deciso che avremmo proposto una nostra mozione per il futuro del Movimento 5 Stelle. È così che deve essere il nostro congresso: un confronto tra mozioni, votare sulla piattaforma Rousseau non è un passaggio imprescindibile.
Grillina della prima ora, deputata al secondo mandato, Dalila Nesci è tra i protagonisti di questa fase. Durante l’assemblea dei deputati e senatori ha preso la parola per dire “no ai caminetti” e a una “gestione verticistica altrimenti il Movimento non sopravviverà: “E’ già in corso una disgregazione. Ora per ricostruire l’unità servono le mozioni: prima le idee poi le facce”.
Quanti parlamentari fanno capo a lei e a Parole guerriere?
Siamo più di 30. Serve creare le condizioni affinché gli Stati Generali seguano un percorso con regole democratiche e partecipative per rappresentare tutte le idee in campo all’interno del M5S. Ci siamo aggregati su una proposta di evoluzione dell’organizzazione interno per passare da una forma liquida ed eterodiretta ad una strutturata e democratica.
Cosa c’è scritto in questo documento e cosa ne farete?
Si tratta di otto punti. Uno statuto democratico, un’organizzazione capillare sul territorio, un patrimonio autonomo, simbolo e piattaforma di proprietà del Movimento, una scuola di formazione politica come strumento per salvaguardare l’esperienza maturata dentro le istituzioni.
Vi considerate di destra o di sinistra?
Siamo il Movimento 5 stelle, non siamo al di fuori. Vogliamo trasformare il movimento in un’organizzazione politica democratica.
L’assemblea di ieri è servita a fare chiarezza o ha aggiunto solo altra confusione? Non si capisce se ci sarà un voto, casomai chi voterà. Saranno sufficienti le mail inviate dai parlamentari con le loro opinioni?
Noi abbiamo detto che dobbiamo scongiurare una votazione su Rousseau e che non possiamo più fare comitati che non rappresentano alcuna sintesi delle posizioni esistenti. Prioritaria per noi è la raccolta delle mozioni.
Mozioni come quelle del Pd quando fa il Congresso di partito?
Anziché nominare un comitato di dieci persone, formato da deputati, senatori, europarlamentari come propone Crimi, noi chiediamo di raccogliere le mozioni. Quindi per noi prima le idee e poi le facce: i promotori di queste mozioni, sottoscritte da un numero rappresentativo di parlamentari e iscritti, faranno parte del comitato che disegnerà il perimetro organizzativo degli Stati Generali.
Vi è il rischio scissione all’interno del Movimento? Sareste pronti, voi di Parole Guerriere, se non dovessero ascoltarvi ad abbandonare il Movimento?
Il nostro contributo è per un Movimento unito e vivo. Dobbiamo garantire il sostegno a questo governo. Vedo una disgregazione che già esiste e una diaspora continua di colleghi che vanno in altri gruppi parlamentari.
Per quale ragione?
Il Movimento è in crisi identitaria e Parole Guerriere lo dice dal 2017. Quando è morto Casaleggio per noi è stato chiaro che non c’era più una guida intellettuale, ci rendevamo conto che stavamo finendo la nostra esperienza di opposizione. Dovevamo trasformarci e non lo abbiamo fatto per questo abbiamo dato vita a un ciclo di seminari, ne abbiamo fatti 21.
Gli Stati generali dovranno portare a capo politico unico o a una gestione collegiale?
A una governance collegiale e forte.
L’alleanza con il Pd va portata avanti anche sui territori?
Non dobbiamo precludere nessun dialogo o ipotesi di alleanze. Il problema non è l’alleanza ma avere una forte identità altrimenti verremo assorbiti dal bipolarismo.
Come capo politico meglio con Di Maio o con Crimi?
Entrambi sono la dimostrazione dell’inadeguatezza della forma liquida del nostro Movimento. Non per incapacità personale, ma sistemica. Chiunque fallisce in un Movimento come il nostro che è liquido, verticistico ed eterodiretto. Quella forma funzionava prima, quando eravamo all’opposizione, adesso che siamo forza di governo è inadeguata. Dobbiamo evolvere.
Fonte: Huffingtonpost