Il terrore dei 5 stelle sul voto, meglio Draghi che un governo con Berlusconi. Per il Pd l’alternativa sono le urne

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Ambizioni e trame dei congiunti di Conte

I consigli di Di Maio al premier: non aspettiamo Renzi, prendi l’iniziativa. Il terrore dei 5 stelle sul voto, meglio Draghi che un governo con Berlusconi. Per il Pd l’alternativa sono le urne

L’ultimo consiglio a Conte glielo ha dato Luigi Di Maio. Suona così: “Tocca a te. Non stare ad aspettare Renzi, prendi un’iniziativa per andare a vedere se è un bluff o no. Rilanciamo, invece di inseguire”. L’ex capo politico dei Cinque Stelle è convinto che qualcosa a giugno accadrà, quando il governo si troverà all’incrocio dei venti tra la trattativa europea e il luna park della politica italiana, le cui lucette si sono già riaccese. Ed è chiaro quale sia il suo retro-pensiero, anche un po’ malizioso, che, a domanda, mai ammetterà di aver concepito: “Ma come, dopo settimane di sfavillante decisionismo, dpcm, Conferenze, trovate di Casalino, a palazzo Chigi sono in attesa che quel ‘matto rompa’ e restiamo immobili?”.

La questione è seria. Riassumibile così: il “dopo” rischia di essere peggio di prima, per questo non si può stare immobili. Nel senso che, ormai, il governo Conte, con la sua confusione, le ambizioni del premier, lo stile da uomo solo al comando senza chiarezza di vedute, è mal sopportato anche dai suoi “congiunti”, nel senso di alleati. Ma, se cade, nel “dopo” il Movimento rischia di deflagrare. Non è un mistero che, nel Palazzo, l’oggetto di discussione è questo. Il che attesta la situazione di separatezza rispetto alla realtà, con le sue urgenze. La “sconnessione sentimentale”. E attesta che Renzi ha già raggiunto un obiettivo perché se un partito del due per cento è in grado di riaccendere la giostra, si disvela l’estrema fragilità del tutto.

Torniamo all’alto livello di preoccupazione dei Cinque stelle. Amplificato dalla reazione che il Pd ha avuto alle parole di Renzi. Anzi, da una parola sola: “voto”, sinonimo di Natale per parecchi tacchini parlamentari. Anche se l’ipotesi è complicata, in tempi di pandemia, sanificare le urne e spedirci milioni di italiani a un metro di distanza. E rischiosa, in tempi di quasi carestia, a meno che non si vogliano vedere la gente coi forconi. Proprio per questo la previsione di Renzi è: “Non si vota. O fanno un Conte ter con i responsabili e io mi metto all’opposizione; o facciamo un governo Zingaretti o Franceschini con una maggioranza Ursula, dai Cinque Stelle a Berlusconi; o arriva Draghi, che è come Ronaldo e a quel punto ci sta che gli altri non toccano la palla”.

Ecco, l’opzione A e B sembrano essersi già consumate. Perché i “responsabili” non ci sono, c’è Berlusconi, che ha indossato i panni del “primo responsabile” verso l’attuale governo. Fosse per Gianni Letta, Forza Italia dovrebbe tornare al governo a prescindere, per un ultimo grande giro di valzer, con un occhio alle nomine dell’Agcom. Il problema è che un’operazione di questo tipo scava due linee di fratture profonde: “Guarda – ha avvisato l’avvocato Ghedini, critico sull’operazione – che se noi andiamo al governo i Cinque stelle, Forza Italia si spacca davvero stavolta. Tutto il nord resta ancora al centrodestra”. Ed è lo stesso ragionamento che, specularmente, va facendo Di Maio, perché va bene il governo fatto con Salvini, va bene il tentativo in atto con Renzi, ma finire col Caimano significa servire su un piatto la scissione a Di Battista.

E per questo motivo che, dell’andare a votare, viene sdoganato un altro tabù, almeno per Di Maio: quel governo di tutti, sostenuto da tutti, che rappresenta una safety car alla quale si affidano i piloti delle varie scuderie per non deragliare. O meglio, quando hanno già deragliato e, con esse il paese. E potremmo andare così per le lunghe raccontando le trame di Giorgetti, la Meloni che mai ci starebbe, Salvini che mai le lascerebbe una prateria, il Pd che dice “al voto”, ma non ha la legge elettorale e rischia il bis della scorsa estate, quando invocò discontinuità e urne, per poi subire il governo con lo stesso inquilino di prima. Il senso di questa storia non muta, ed è l’assenza di una proposta realistica per il paese, che fa proliferare una ridda di proposte irrealistiche, finché dura, come se tutti i leader in campo fossero spettatori di un dramma che si consuma altrove, ognuno col suo piccolo cabotaggio. Nell’assenza di una guida che, postasi come salvifica, non ha più il controllo della situazione.

Fonte: Huffingtonpost

Link: https://m.huffingtonpost.it/entry/ambizioni-e-trame-dei-congiunti-di-conte_it_5ead6ccfc5b68d884e00aa47?o9s&utm_hp_ref=it-homepage

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