Il reddito di cittadinanza crea nuovi disoccupati e fa crollare i salari. Quota 100 diminuisce il tasso di occupazione. E se il governo non ci fosse le cose andrebbero meglio. Questo dice il Documento di Economia e Finanza presentato ieri: i due vicepremier l’hanno letto, almeno?
Ci sono due possibilità: o Salvini e Di Maio non hanno letto il Def redatto da Giovanni Tria, o hanno bevuto il siero della verità e hanno improvvisamente deciso di mettere nero su bianco il loro fallimento. Non ci sono alternative. Perché a leggere i numeri del documento di economia e finanza sembra sia stato scritto dalle opposizioni, o da Juncker e Moscovici. Non c’è una riga, non una tabella che non racconti brutale quanto tutto quel che è stato fatto e speso lo scorso anno non sia servito a nulla. In compenso, ci sono righe e tabelle che mettono nero su bianco cose il nostro declino strutturale, aggravato da una spesa pubblica e da una tassazione complessivamente in crescita per i prossimi anni.
Partiamo dall’inizio, però. E precisamente dalla tabella a pagina 23, che mette a confronto lo scenario economico tendenziale e programmatico dell’Italia. In parole povere, quel che succederebbe se fossimo in esercizio provvisorio – cioè senza un governo nel pieno delle sue funzioni – e cosa invece dopo le misure previste dall’esecutivo. Crediamo sia un record, questo, perché per la prima volta un governo ammette che dopo il suo intervento, le cose andranno peggio: peggio il Pil, peggio il tasso di occupazione, peggio il tasso di disoccupazione. Parliamo di un decimo di punto percentuale, peraltro proiettato sul 2022, ma rimane comunque un dato agghiacciante: dopo una finanziaria che c’è costata 40 miliardi, un mare di interessi sul debito pubblico e tutta la nostra credibilità internazionale residua, non succederà nulla. Zero, nada, nisba, per dirla alla Salvini.
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“Per la prima volta un governo ammette che dopo il suo intervento, le cose andranno peggio: peggio il Pil, peggio il tasso di occupazione, peggio il tasso di disoccupazione
Peraltro, andando a guardare gli effetti delle due misure-icona nel dettaglio si scopre che sono proprio il reddito di cittadinanza e quota 100 l’epicentro del fallimento gialloverde. Ed è buffo che il governo non solo non nasconda la cosa, ma ci regali addirittura due belle tabelle attraverso cui certifica il disastro. Nel raccontare l’impatto macroeconomico del reddito di cittadinanza – a pagina 27 – mette nero su bianco che nel 2020 il tasso di partecipazione al mercato del lavoro aumenterà dell’1,2%, il tasso di disoccupazione dell’1,3% e il tasso di occupazione di soli 0,3 punti percentuali. In pratica, che per i prossimi dodici spenderemo 6 miliardi in sussidi e politiche attive del lavoro che aumenteranno il numero dei disoccupati anziché diminuirlo. Fosse solo questo: a pagina 34 si dice pure che se le politiche del lavoro avranno piena efficacia, i salari saranno destinati ad abbassarsi, di 0,48 punti percentuali. Peggio: si dice pure che più aumenterà l’efficacia di queste misure, più i salari si abbasseranno. Evviva.
Peggio ancora va con Quota 100, che nelle intenzioni dovrebbe essere un formidabile generatore di nuovi posti di lavoro per i più giovani. Nelle intenzioni. Perché la tabella del governo – pagina 29 – dice che l’occupazione diminuirà di mezzo punto di Pil per il 2020 e che calerà anche, seppur in misura minore, nei due anni successivi. Anche in questo caso, mandiamo in pensione gli anziani prima del termine, pagando 9 miliardi all’anno, per veder diminuire il numero dei posti di lavoro disponibili.
E se state facendo i conti di quanto ci costa questo giochetto, potete pure riporre la calcolatrice nel cassetto della scrivania a andare a pagina 35: sono 133 miliardi in tre anni di spese aggiuntive, alla faccia dell’austerità: 2 di tasse in più (sì, aumenta pure la pressione fiscale, nonostante non aumenti l’Iva), 13 di tagli e dismissioni per ora tutti sulla carta, e 115 di nuovo debito pubblico, tutto sulle spalle dei giovani che hanno votato festanti Lega e Movimento Cinque Stelle, convinti che gli avrebbero cambiato il futuro. Eccolo qua, il futuro. Nero su bianco. Più nero, che bianco.
Fonte: http://www.linkiesta.it – 11/04/2019