Una donna premier? Meglio dei maschi narcisi e fuori controllo

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Per la prima volta nel toto-premier di un possibile governo di tregua, del presidente, di decantazione, dopo il fallimento di ogni trattativa, entrano numerosi e credibili nomi femminili. C’è solo da dire: “forza, sì, avanti su questa strada”. Un premier donna, per quanto a tempo, forse persino senza maggioranza e con mandato limitato alle prossime elezioni estive o d’autunno, sarebbe per l’Italia una novità assoluta. Ma anche la miglior risposta alla vanità che caratterizza da tempo la “maschia gioventù” alla guida dei principali partiti e alla sindrome del Miles Gloriosus che sembra affliggere un po’ tutti i giovani leader.

Nella letteratura classica la figura rimanda al soldato petto in fuori, espugnatore di torri e di città, invincibile, chiacchierone, sempre nel giusto, e però – alla fin fine – incapace di svolgere la missione che si è assegnato. Capitan Fracassa e Don Giovanni sono le sue evoluzioni letterarie in era moderna, ma in politica il fenomeno è decisamente nuovo: fino a pochi anni fa sul terreno delle istituzioni dominavano età anagrafiche più avanzate, comportamenti più prudenti anche nei momenti di grande conflitto. I Berlusconi, i Bersani, e persino gli “estremisti” – i Bertinotti e i Vendola – e quelli cresciuti nella tradizione post-fascista come i Fini o i La Russa, conoscevano il fairplay delle istituzioni e badavano a non superare il segno che divide l’assertività dalla spacconata.

L’atteggiamento vanaglorioso dei nuovi leader, al contrario, questo limite lo ha sorpassato senza neanche accorgersene. L’esibizionismo social, l’autocelebrazione costante di sé, persino l’uso dell’abbigliamento e delle photo-opportunity come messaggio politico – le felpe, i trasferimenti al Quirinale a piedi, le foto in tuta da sci o in completino da tennis – confermano istinti narcisistici abbastanza fuori controllo

L’atteggiamento vanaglorioso dei nuovi leader, al contrario, questo limite lo ha sorpassato senza neanche accorgersene. L’esibizionismo social, l’autocelebrazione costante di sé, persino l’uso dell’abbigliamento e delle photo-opportunity come messaggio politico – le felpe, i trasferimenti al Quirinale a piedi, le foto in tuta da sci o in completino da tennis – confermano istinti narcisistici abbastanza fuori controllo. E forse va cercato anche lì, nelle pieghe della psicopolitica il motivo dell’insuccesso di questi due mesi di trattative sul governo: tutti – Matteo Salvini, Matteo Renzi, e ieri da ultimo Luigi Di Maio – hanno favoleggiato di personali passi indietro, ma nessuno questo passo indietro l’ha fatto davvero, perché il ruolo di rockstar assoluta che canta “Andiamo a comandare” è il solo che concepiscono per se stessi.

Una donna a Palazzo Chigi, e magari una delle donne di esperienza di cui si fa il nome in queste ore (Marta Cartabia, Elisabetta Belloni, Lucrezia Reichlin), donne che lontano dai riflettori hanno costruito carriere e conquistato largo rispetto, avrebbe due innegabili vantaggi. Il primo: riportare elementi di razionalità nella “festa dei folli” del sistema politico avviata con questo distorto uso del proporzionale. Il secondo: introdurre un elemento di novità oggettiva sulla scena politica, marcando l’avvio contrastato di questa Terza Repubblica con qualcosa che davvero non si è mai fatto prima.

Poi c’è un terzo punto, che va annotato sottovoce, con discrezione, ma che ha una sua rilevanza. L’idea di dover discutere, trattare, misurarsi, con un primo ministro donna costituirebbe un salutare bagno di umiltà per i nostri Milites Gloriosi, per la loro idea bellicista del confronto tra idee, per il loro petto in fuori così funzionale in campagna elettorale e così sterile nella fase successiva, nonché un utile memorandum per il futuro del Paese. Qui non si tratta di espugnare torri e città, operazione già compiuta il 4 marzo, ma anche di saperle ricostruire, di dargli una prospettiva, un futuro, un ordine: se i primuomini non ne sono stati capaci, si adeguino almeno per un po’ ad una primadonna.

Fonte: linkiesta – di Flavia Perina

del 08 Maggio 2018

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