I bisogni primari degli italiani e la distanza della politica

Dall’ultima indagine Ipsos emerge che i problemi più urgenti da risolvere sono soprattutto due: il lavoro e l’economia da un lato, il welfare e l’assistenza dall’altro

L’ultima indagine Ipsos sui bisogni prioritari degli italiani è davvero importante e utile per andare oltre le intuizioni sporadiche e capire cosa la gente “in carne e ossa” considera necessario fare e come quelle priorità siano cambiate negli ultimi anni. Dietro un’analisi molto articolata e precisa, come nelle abitudini di Ipsos, emerge che i problemi più urgenti da risolvere per gli italiani sono soprattutto due: il lavoro e l’economia da un lato, il welfare e l’assistenza dall’altro. Rispetto agli anni scorsi la prima esigenza (lavoro ed economia) viene confermata mentre raddoppia il peso della seconda (welfare e assistenza).

Quando si scende alle priorità locali (i problemi vissuti nel territorio di residenza) saltano fuori anche la mobilità, le infrastrutture e l’ambiente. Fa impressione leggere quell’indagine perché si misura a ogni riga la distanza che separa la politica (anche quella che vorrebbe essere attenta ai problemi sociali) e la realtà. Gli italiani segnalano come problemi i fondamenti del sistema economico e sociale: il lavoro, la crescita, i servizi si welfare e le necessità di assistenza. Le priorità indicate da quasi tutti i partiti sembrano essere altre: il reddito di cittadinanza, il Pos, i bonus per le imprese, la riduzione dell’iva, i raduni di giovani, lo spoil system, il trasferimento di alcuni uffici amministrativi da una a un’altra città, ecc. I cittadini partono dalla testa dei problemi, il dibattito politico si occupa prevalentemente della loro coda. Spiace (continuare a) constatare che anche la sinistra sembra distratta più dal metodo che dal merito: dal Chi che non dal Cosa. Altrimenti avrebbe fatto un’altra campagna elettorale e farebbe ben altra opposizione.

Sulle priorità indicate dai cittadini italiani a larga maggioranza, solo un’osservazione che ci pare importante. Se dal punto di vista dell’indagine è giusto tener separati i temi del lavoro, del Welfare e dell’ambiente, dal punto di vista delle politiche da adottare sarebbe sbagliato. Nel senso che è impossibile pensare di rafforzare il Welfare, migliorare l’assistenza e l’ambiente senza promuove e formare nuovo lavoro. Trattare il lavoro come un fattore produttivo debole da assistere e non il motore di un nuovo sviluppo, il Welfare pubblico della persona come un sistema da ridurre e svendere alle compagnie di assicurazione, l’ambiente come l’esito finale di altre politiche e non il loro obiettivo sono scelte sbagliate (chiunque le proponga). Creare un Welfare di prossimità per assistere le persone (la popolazione che cala e invecchia) e prevenire i rischi del territorio (ambientali, idrogeologici, ecc.) significa creare nuovo e qualificato lavoro per uno sviluppo più sostenibile.

Anche su questo punto, del degrado del territorio, c’è da notare quello che è diventato ormai un bias, se non un alibi. Certo che esiste il cambiamento climatico, ma se ogni volta che piove un fiume esonda è anche perché da decenni nessuno fa manutenzione degli argini e dei fondali!

Ci permettiamo di segnalare anche alle organizzazioni sindacali che non è vero che in Italia c’è la piena occupazione (come spesso Istat annuncia) e che quindi ci si possa dedicare prevalentemente a regolare meglio il lavoro già esistente. Come è noto la disoccupazione dei giovani è ancora molto alta e il lavoro è uno dei veicoli per dare piena cittadinanza ai migranti e ripopolare i territori spopolati. Allora bisogna creare nuove imprese e nuovo lavoro che risponda ai 2 Welfare (delle persone e del territorio) indicati come bisogni primari dai cittadini italiani. Certo non si fa per decreto, non si fa con risorse unicamente pubbliche. Ma in questa direzione si deve andare con indirizzi nazionali e contrattazione territoriale, se si vuole rispondere alle priorità segnalate. Altrimenti, sono chiacchiere. In una stagione di riflessione congressuale questi temi dovrebbero essere approfonditi, anche perché temiamo che l’applicazione del PNRR stia andando in un’altra direzione: quella dei molti soldi diffusi a prescindere.

Fonte: HUFFINGTONPOST

di Sergio Cofferati

di Gaetano Sateriale

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