Quali sono le armi nucleari tattiche e strategiche che Vladimir Putin può usare in Ucraina e oltre

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Seimila ordigni di cui 1.500 “pronti all’uso”. La dottrina della deterrenza e l’utilizzo sul campo

Sono circa seimila le armi nucleari tattiche e strategiche a disposizione di Vladimir Putin. In totale sono 5.977 secondo i calcoli della Federation of American Scientist. Ovvero maggiori rispetto agli altri paesi del mondo e delle riserve della Nato. Ma 1.500 di queste sarebbero ormai troppo vetuste e dovrebbero essere smantellate. Mentre 1.588 risultano “pronte all’uso”, ovvero montate su basi di lancio da terra. A queste si aggiungono i missili intercontinentali e quelli ipersonici. Oltre ai sottomarini di ultima generazione che sfuggono ai radar nemici. Per la maggior parte si tratta di armi “strategiche”. Ovvero progettate per la massima distruzione. Ma ci sono anche quelle “tattiche”. Ovvero con un potenziale e una gittata inferiori. Ma che sono adatte a colpire obiettivi sul campo di battaglia. Che potrebbero essere due in Ucraina: l’Isola dei Serpentie Leopoli.

La dottrina russa sulle armi atomiche 

Secondo la Bbc la Russia possiede circa 2.000 esemplari di armi nucleari tattiche. Possono essere posizionate su vari tipi di missile che di solito vengono caricati con esplosivi convenzionali. Ma si possono usare anche come proiettili di artiglieria o essere montati su navi e aerei. Putin ha evocato un loro possibile impiego secondo la dottrina della deterrenza russa, resa pubblica nel 2020. E che prevede l’utilizzo in battaglia in caso di minaccia “esistenziale”. Ovvero in risposta a un attacco altrui. Oppure in caso di rischi alle sue frontiere. Che a breve potrebbero allargarsi, visto che le repubbliche filorusse riconosciute da Mosca hanno indetto una serie di referendum che porterebbero all’annessione di quei territori. Ovvero il Donbass e le regioni meridionali ucraine di Cherson e Zaporizhzhia.

Un alto dirigente dell’amministrazione Usa ha detto in un briefing che Putin sta «giocando ora la carta nucleare» per costruire «pretesto legale» con i referendum farsa nel Donbass, in modo che, se passano, ogni tentativo dell’Ucraina di riprendere quei territori sarà visto come un attacco alla Russia, consentendo di usare tutte le opzioni. Compresa quella atomica. La stessa fonte ha descritto il tentativo di Putin come una «sorta di bizzarra versione russa dell’articolo 5». Riferendosi all’articolo sulla mutua difesa della Nato. Nel quale i paesi contraenti «convengono che un attacco armato contro uno o più di loro in Europa o Nord America sarà considerato un attacco contro tutti loro». 

L’Afghanistan d’Europa

Marco Bertolini, ex comandante del vertice interforze e della Brigata Folgore, dice oggi in un’intervista al Fatto Quotidiano che andiamo incontro a «due varianti: la prima è un “Afghanistan europeo”. Con un conflitto che andrà avanti per anni nel cuore dell’Europa. L’altra è l’escalation, se le due controparti decideranno di agire con il massimo della loro forza. Poi c’è il casus belli e l’inizio dell’ostilità. Finora è una guerra limitata. Ma l’espansione si concretizza, si va incontro a scenari rimasti sullo sfondo e mai ipotizzati. Si potrebbe aprire il vaso di pandora di una grande guerra patriottica con una potenza nucleare». 

Il generale Vincenzo Camporini, capo di stato maggiore di aeronautica e difesa, dice al Resto del Carlino che Putin «si riferisce anche ai missili ipersonici (Kinzhalndr), alla flotta di sottomarini nucleari di ultima generazione e siluri nucleari a lunga gittata. Armamenti che, però, non sono impiegati nel teatro ucraino. È una minaccia lanciata all’Occidente a scopo terroristico». E spiega che la Russia dispone di due tipi di armi nucleari. Quelle tattiche «vanno da 0,6 a 2 Kiloton, l’equivalente di 600-2.600 tonnellate di tritolo. Possono spazzare via un intero agglomerato urbano o una città. Quelle strategiche si misurano in megaton. Se le utilizza anche l’avversario allora è guerra totale nucleare». 

Come si usano le armi nucleari tattiche

Camporini aggiunge che per rilasciarle sull’obiettivo si possono usare sistemi di artiglieria a terrarazzi lanciati da aerei o bombe da sganciare sull’obiettivo. «Se devo conquistare un territorio sul teatro di battaglia, anniento un perimetro limitato distruggendo tutto, poi si fa un cordone sanitario intorno all’area delle possibili radiazioni». Che possono durare decine di anni. Le armi nucleari tattiche si montano di solito su missili che possono colpire nell’arco di cento chilometri. Ma ci sono anche altre opzioni. «La concentrazione maggiore che si trova a Kaliningrad, enclave russa tra Polonia e Lituania con accesso al Mar Baltico. Lì ci sono missili con una gittata che può arrivare fino a 500 chilometri. Mosca li ha battezzati 9K720 Isklander, che è il nome russo di Alessandro magno. Sono in dotazione dal 2006. In quell’area preoccupano soprattutto i Paesi baltici».

E la Nato? Pietro Batacchi, direttore della Rivista Italiana di Difesa, ha detto ieri all’agenzia di stampa Ansa che «l’Italia risulta direttamente coinvolta nella questione in quanto, presso le basi aeree di Aviano e Ghedi, sono presenti le bombe nucleari B-61statunitensi, nell’ambito del programma di nuclear sharing dell’Alleanza. Che vede coinvolti, oltre al nostro paese, anche Belgio, Germania, Paesi bassi e Turchia. Dovrebbero essere circa una sessantina le bombe B-61 presenti presso le due basi. Pronte per essere utilizzate dagli F-16 dell’Usaf o dai Tornado italiani».

Le B-61 della Nato 

Le B-61, spiega sempre l’esperto, sono «bombe nucleari di fabbricazione americana per l’impiego tattico e strategico da caccia e bombardieri». In Europa sono schierate le varianti tattiche Mod.3 e Mod.4. Con un potenziale regolabile fino ai 45-60 Kt. Mentre i cacciabombardieri Tornado dell’Aeronautica militare impiegabili anche nel ruolo nucleare presso la base di Ghedi «verranno progressivamente rimpiazzati a partire dal 2024 dai caccia F-35A. Questi ultimi, che potranno sfruttare la loro bassa rilevabilità radar ed infrarossa per penetrare le difese antiaeree dell’avversario, possono operare con la bomba B-61 Mod.12. Ovvero l’ultimo e più sofisticato ordigno della famiglia B-61». 

Infine, la Mod.12 è «un’atomica tattica caratterizzata da potenziale bassissimo e basso (regolabile tra 0,3 Kt e 50 Kt) e da un sistema di guida che combina Gps ed un kit di alette in coda che ne aumentano notevolmente la precisione». Oltre a caccia e cacciabombardieri come l’F-35A e l’F-15 E Strike Eagle, la B61 Mod.12 «equipaggerà pure i bombardieri B-2 Spirit ed il futuro e segretissimo B-21 Raider. La produzione dei primi esemplari di serie è iniziata nell’autunno 2021».

Dove potrebbe colpire lo Zar in Ucraina

La Repubblica scrive oggi che da mesi i vertici della Nato si interrogano su quali potrebbero essere gli obiettivi di Putin in caso di utilizzo delle armi tattiche nucleari. Circolano due ipotesi. La prima è quella dell’Isola di Zmeiny o dei Serpenti. Si tratta di un lembo di terra di un chilometro quadrato conquistato da Mosca all’inizio della guerra e poi ripreso da Kiev. Cancellarla con un colpo atomico, secondo l’Alleanza, trametterebbe un messaggio forte all’intera nazione ucraina. Un altro obiettivo potrebbe essere un centro abitato nella regione di Leopoli, che si trova al confine con l’Europa. La nuvola radioattiva che si genererebbe, secondo il quotidiano, raggiungerebbe la Polonia e i paesi baltici

Fonte: OPEN

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