La crisi di governo si apre nel peggiore degli scenari possibili immaginabili di questi ultimi vent’anni. Purtroppo o per fortuna, la politica torna a essere centrale nella vita di ogni cittadino, non è più tempo di contrattazioni al buio, di compravendita di ruoli e di incarichi, stiamo vivendo uno dei momenti più critici della storia del nostro Paese. L’Italia deve dimostrare ora e subito di essere all’altezza di una sfida di caratura epocale, non è retorica, è puro realismo.
Realismo che non risiede nelle opportune e dovute sedi, questa crisi immotivata e chiaramente causata da invidie e fame di potere, oltre ad aver scombussolato internamente i partiti, ha contribuito a flagellare la nostra immagine sul piano geopolitico internazionale, in particolare agli occhi dell’Europa.
Difatti come suggerito anche dal presidente del Consiglio Conte, non si comprende come si possa possibilmente costruire un futuro mentre si cerca di far cadere un governo. Dalle poltrone del Senato si richiama spesso a dei pezzi della storia politica italiana: De Gasperi, Berlinguer, Aldo Moro. Ebbene credo che siamo davvero lontani da questi nomi da loro citati e osannati. Infatti durante il discorso di replica del presidente del Consiglio Conte al Senato, la metà dei senatori stava giocando al cellulare, l’altra metà starnazzava e faceva chiamate.
Permettetemi, citare De Gasperi e Berlinguer, mi pare eccessivo, se non addirittura offensivo. Tra l’altro se questi ultimi, senatori che chattano durante momenti decisivi, sono i prodi eroi che si propongono di sostituire Conte, direi che siamo messi benissimo.
I fischi da stadio mentre il presidente del Consiglio parlava di progetto politico euroatlantico, stonavano con il contesto, si è parlato di trasparenza e centralità in Europa, quello che i giovani come me si auspicano, i giovani vogliono l’Europa, perché sognano la prospettiva di un futuro brillante all’insegna della conquista di ciò che loro spetta, con una visione internazionale. Non troverete giovani che sognano lo stanzino del condominio affianco.
Questa crisi di governo stona direi, stona con gli obiettivi che l’Italia si è posta nello scacchiere europeo, stona con l’agenda politica di quest’anno, la co-presidenza italiana della COP 26 e la presidenza del G20 nel 2021. Stona ancor di più con il rispetto che le istituzioni dovrebbero avere nei confronti dei loro cittadini e per il ruolo che ricoprono, articolo 54 della Costituzione Italiana :
“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
Leggere bene: “con disciplina e onore”, quello che a oggi manca, alcuni esponenti si sono scordati che la politica è una cosa seria, che il senso civile e politico deve prevalere, che un egoismo non può distruggere il lavoro fatto.
Liliana Segre ce lo ha ricordato, come sempre con il suo fare elegante e composto. Conte lo ha ricordato alla fine del suo discorso, questo non è un gioco di poltrone, è una questione di onore. Si può anche non essere d’accordo con Conte, gli si può dare del dilettante, di quello che “di politica non ne sa nulla”.
Su una cosa però Conte ha ragione: la storia chiama, l’Europa finalmente ci sta dando credito, abbiamo la possibilità di giocare una partita da protagonisti, è l’ora di mettere da parte interessi personali, egoismi, tristi giochi e strategie che non definirei neanche politiche, ma deplorevoli. La storia chiama, noi dobbiamo decidere da che parte stare.
Fonte: Huffingtonpost