Crisi di governo: Conte ter o dimissioni? Cosa può succedere dopo il Cdm di stasera
Crisi di governo, le ultime notizie sul duello Conte-Renzi
“Il premier si dia una mossa, altrimenti può restare al suo posto quanto gli pare, ma non restiamo al nostro posto noi”: l’ennesimo avvertimento lanciato ieri da Matteo Renzi a Giuseppe Conte è riassuntivo di una crisi che va avanti da oltre due settimane e di cui forse solo oggi saranno noti gli sviluppi, dopo il Cdm sul Recovery Plan previsto per stasera. Il via libera sul documento da consegnare a Bruxelles segnerà lo sparti acque: da quel momento in poi tutto può succedere.
Le ministre in quota Iv, Elena Bonetti e Teresa Bellanova, potrebbero rassegnare le dimissioni come minacciano da giorni sancendo la crisi o restare in attesa che il premier avvii i colloqui con i leader di maggioranza per trovare una soluzione alternativa. Eppure i pontieri che da giorni lavorano a un accordo e all’eventualità di un rimpasto con i ministri di Italia Viva sono scoraggiati: Renzi “respinge ogni mediazione, convinto di poter trattare dopo la rottura”, hanno detto ieri a Conte. Vuole una crisi al buio, e intanto per i suoi avrebbe chiesto il posto di Roberto Gualtieri all’Economia.
“La gente non capisce cosa vuole Renzi e non lo capisco neanche io, ma andrò fino in fondo”, ha dichiarato il premier. Intanto a Palazzo Madama qualcuno pensa alla conta dei voti per ottenere una nuova maggioranza puntando sulla fiducia di alcuni senatori di Forza Italia e dire addio a Renzi. “Un’eresia” secondo Goffredo Bettini. “Nessuna alternativa a Conte. Se qualcuno vuole rompere verifica in Parlamento e in caso elezioni” ha dichiarato a TPI il padre nobile del Pd. L’ipotesi di un appoggio esterno da parte di Forza Italia spaventa anche il Quirinale, che non vorrebbe che l’esecutivo fosse paralizzato dai veti.
Palazzo Chigi ha smentito l’intenzione di Conte di “asfaltare Renzi” con il voto dei responsabili, ma i parlamentari M5S e Pd fanno sapere il contrario. Nessuno si azzarda a fare pronostici. Se il premier fosse costretto a rassegnare le dimissioni e decidesse di passare dal Parlamento, senza fiducia dovrebbe mettere la croce su un terzo mandato. La strada più sicura è quella che porta direttamente al Colle, e che il Pd gli ha consigliato di percorrere. L’unica certezza è che ritrovarsi senza governo e senza maggioranza in piena pandemia renderebbe impossibile rispettare gli impegni economici con il Paese: una rottura che peserà sulla coscienza di chi ha causato la crisi.
Fonte: TPI