Covid non ferma le startup italiane

Sono più di 300 le startup nate durante il lockdown. L’ecosistema italiano, composto da PMI innovative e incubatori, ha dato prova della validità di un modello di Open Innovation in periodo di crisi

Secondo i dati contenuti nel report Istat dal titolo “Le prospettive per l’economia italiana nel 2020-2021”, il nostro sistema economico ha subito un duro colpo dall’epidemia di Covid-19, complici i lockdown nazionali (che hanno frenato il consumo interno) e la progressiva riduzione del commercio internazionale.

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I dati snocciolati dall’Istat quantificano l’impatto di questo shock di portata globale: -8,3% del livello del PIL nel 2020, -5,1% nei consumi, -274mila occupati nel mese di aprile rispetto a marzo.

“Il 38,8% delle imprese italiane (pari al 28,8% dell’occupazione, circa 3,6 milioni di addetti) ha denunciato l’esistenza di fattori economici e organizzativi che ne mettono a rischio la sopravvivenza nel corso dell’anno”, recita la nota dell’Istat. Più di un terzo delle aziende del paese sarebbero quindi a rischio chiusura, con imprese di alloggio, ristorazione, sport e cultura tra le più colpite.

Tra di esse figurano anche molte startup e PMI innovative: secondo un sondaggio di Talent Garden Il 40% degli imprenditori si aspetta una perdita dei ricavi almeno del 50%, e la metà degli intervistati ne prevede una riduzione del 75%. Secondo l’Osservatorio sugli investimenti Venture Capital di ScaleIt c’è stata una flessione del 23% degli investimenti nel primo semestre del 2020, rispetto a quello del 2019.

Questi cali post-Covid arrivano a fronte di un momento di grande vivacità del tessuto italiano delle startup, PMI innovative e incubatori, che mostra segnali di crescita (in controtendenza alle imprese italiane in generale) nonostante i dati rilevati facciano riferimento in parte al periodo di lockdown. L’ultimo rapporto del Ministero dello Sviluppo Economico conta, al primo trimestre 2020, 11.206 startup innovative in aumento di 324 unità rispetto a quello precedente, con un capitale sociale in crescita che si attesta a 643,3 milioni di euro. La maggior parte sono concentrate nel comparto dei servizi alle imprese, ma tutti i settori di occupazione vengono coperti. Solo la provincia di Milano raggiunge quasi il numero di startup del Lazio e dell’Emilia Romagna sommate, le due regioni con il numero più alto dopo la Lombardia.

Anche gli incubatori, ossia quelle organizzazioni che nella definizione della Commissione Europea, “accelerano e rendono sistematico il processo di creazione di nuove imprese”, sono ben rappresentati nel panorama italiano. Gli incubatori sono elementi essenziali per un ecosistema efficiente in quanto aiutano le startup nelle primissime fasi, e vanno distinti da altri elementi come gli acceleratori che invece aiutano la startup quando è già stato definito un prodotto specifico o un modello di business, principalmente nella ricerca dei clienti.

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Fonte: Huffingtonpost

Link: https://www.huffingtonpost.it/entry/il-covid-non-ferma-le-startup-italiane_it_5f1c10ffc5b6f2f6c9f6fa35?h84k&utm_hp_ref=it-homepage

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