Ponte di Genova, i due anni di vana guerra M5s contro i Benetton

All’inizio a scontrarsi sono stati Lega e 5 Stelle. Poi il Pd ha sostituito Salvini nella retorica pentastellata. Le altre battaglie perse su Tav, Ilva e Tap

15 agosto 2018. Giorno dopo il crollo del ponte di Genova in cui persero la vita 43 persone. “Toglieremo la concessione ad Autostrade”, diceva l’allora vicepremier Luigi Di Maio dopo un consiglio dei ministri convocato d’urgenza in prefettura. Gli faceva eco l’allora ministro dei Trasporti Danilo Toninelli: “I vertici di Autostrade per l’Italia devono dimettersi prima di tutto. E visto che ci sono state gravi inadempienze, annuncio fin da ora che abbiamo attivato tutte le procedure per l’eventuale revoca delle concessioni, e per comminare multe fino a 150 milioni di euro. Se non sono capaci di gestire le nostre Autostrade, lo farà lo Stato”. Era l’inizio di una battaglia, anzi di una lunga vana guerra, in cui M5s ha cavalcato il concetto di giustizia come vendetta del popolo, facendo leva sull’ovvio e giusto dolore delle famiglie delle vittime.

C’è stato un uso politico e giustizialista della vicenda in nome di una predicazione anti-capitalista secondo cui i Benetton, a fini speculativi, avevano messo a rischio la sicurezza dei cittadini. Da oggi, fino a nuove indicazioni, tuttavia saranno proprio i Benetton a gestire ancora quel tratto di strada crollato due anni fa. In questo modo sarà inaugurato il nuovo ponte costruito in tempi record e che rischiava di rimanere chiuso nell’attesa di decidere a chi affidarlo. “Confermo che il nuovo ponte Morandi sarà gestito da Autostrade”, dice il ministro dei Trasporti Paola De Micheli: “La gestione va al concessionario, che oggi è Aspi ma c’è anche l’ipotesi di revoca”. L’ipotesi di revoca resta lì, in sospeso, in questa storia lunga due anni, che ha visto alternarsi due diversi governi, un pool di giuristi nominato da Toninelli, ricorsi, marce indietro, fino ad arrivare a una decisione rimandata.

All’inizio a scontrarsi sono stati Lega e M5s. Il partito di Matteo Salvini titubante sin da subito sulla revoca della concessione ad Autostrada, non avendo tra l’altro un’alternativa, e i grillini invece sempre più convinti. Il 3 luglio del 2019 il ministro Toninelli andava oltre e annunciava una revoca totale delle concessioni: “Il Movimento 5 Stelle ritiene che, essendo venuto meno totalmente il rapporto di fiducia nei confronti di un concessionario che si è dimostrato incapace di gestire un bene pubblico, questo deve portare ad una evidente revoca della concessioni perché le relazioni fanno capire come il modello manutentivo applicato sul Ponte Morandi a Genova sia lo stesso applicato su tutti i 3mila Km” e “la revoca delle concessioni riguarda l’intera rete concessa”.

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In contemporanea Autostrade faceva comunque sapere di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale e in caso di revoca lo Stato avrebbe dovuto pagare un indennizzo. Cosa che il governo sapeva bene. Nel febbraio 2019 Toninelli diceva che “alla luce della oggettiva complessità tecnica degli accertamenti da compiere e per non esporre il governo a contestazioni sul piano formale, è stato assegnato alla società Autostrade per l’Italia un termine di quattro mesi che sicuramente rappresenta un tempo più che congruo per la difesa”. Ma la Lega iniziava a sollevare dubbi. “La revoca sarebbe una follia”, commentava a Reuters una fonte autorevole del Carroccio: “Matteo Salvini non vuole averci nulla a che fare”. Dal Movimento replicavano: “Che cosa c’è dietro? Forse la Lega ha rapporti con i concessionari e con i Benetton?”.

Nel frattempo ad agosto del 2019 cade il governo e Di Maio pochi mesi dopo scarica tutta la colpa della mancata revoca sulla Lega: “Ai Benetton vanno revocate le concessioni. Noi lo diciamo da sei mesi, ma la Lega ci ha bloccato. Anche dopo il crollo del Ponte Morandi la Lega ha continuato a sostenere che i Benetton dovevano rimanere”. E conclude: “Dobbiamo andare avanti” con la revoca delle concessioni, “e lo dobbiamo ai familiari delle vittime e ai cittadini che stanno sulle strade e non sanno se rischiano la vita”.

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Quando è il momento di scrivere il nuovo programma di governo, quello tra Pd e M5s, iniziano i nuovi guai sul tema delle concessioni. M5s vuole revocare la concessione all’Aspi, Italia Viva difende il mantenimento della concessione pur facendo pagare i danni ad Atlantia; il Pd media, proponendo non una revoca ma una revisione, per esempio prevedendo non un’unica concessione o termini contrattuali diversi con paletti su tariffe e investimenti. Il dato è uno. Il ministero dei Trasporti che era in capo al Movimento ora va al Pd.

Passano i mesi e non si trova ancora un accordo. Edoardo Rixi, genovese, della Lega, lancia un segnale per sparigliare. A sorpresa nel febbraio 2020 apre le porte alla misura che toglierebbe la gestione delle autostrade ai gruppi che fanno capo alla famiglia Benetton: “Noi della Lega siamo pronti a votare a favore della revoca totale delle concessione ad Autostrade”. Una provocazione perché è noto che a preoccupare il premier Conte e l’ala Pd del governo è il contenzioso legale che ne verrebbe fuori se venisse revocata la concessione ad Autostrade. Tra l’altro si attende il responso della Consulta che dovrà pronunciarsi sull’esclusione di Autostrade dalla costruzione del Ponte di Genova.

I 5Stelle oggi continuano a dire “Via i Benetton”. Anas è l’indiziato numero uno per subentrare in caso di revoca. Questa sarebbe la strada tracciata dal governo con il decreto Milleproroghe. Ma si parla anche di una cessione consistente di quote da parte di Autostrade. La maggioranza è divisa e una decisione non è ancora stata presa. Intanto il Ponte di Genova deve necessariamente riaprire in una Liguria che sta soffrendo la paralisi sulle sue strade. I grillini urlano di nuovo che “giustizia venga fatta”, sbandierando ancora il concetto di giustizia intesa come vendetta del popolo contro i capitalisti. Il rischio però è che gli annunci fatti in questi anni sulla revoca della concessione finiscano nel calderone della vane battaglie grilline già viste: Tav, Ilva, Tap. A cui potrebbe aggiungersi, appunto, Autostrade.

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Fonte: Huffingtonpost

Link: https://www.huffingtonpost.it/entry/ponte-di-genova-i-due-anni-di-vana-guerra-m5s-contro-i-benetton_it_5f05a8a6c5b67a80bc00f365?utm_hp_ref=it-homepage

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