L’ottimismo dei manager italiani secondo l’indagine Covid-19 Business Check Up”, realizzata dalla società di consulenza strategica Lenovys
Il 75% dei manager italiani è convinto che nel 2021 i fatturati delle aziende ritorneranno a una situazione paragonabile a quella antecedente la pandemia. Una ventata di ottimismo che si evince dall’indagine“Covid-19 Business Check Up”, realizzata dalla società di consulenza strategica Lenovys attraverso un questionario online di 80 domande al quale hanno risposto 500 dirigenti di imprese di diverse dimensioni. Lo studio, in particolare, tratteggia un quadro delle principali sfide alle quali questi signori intendono rivolgere la propria attenzione per superare l’emergenza, sugli aspetti personali che ritengono di dover migliorare e sulle decisioni che si sono messi in testa di assumere per aumentare le performance della propria azienda in questa fase.
Paura di non avere leadership
Cosa li preoccupa di più? Al primo posto ci sono le proprie capacità di leadership e manageriali: per l’87% non le ritengono all’altezza nella gestione e motivazione dei collaboratori e l’82% è convinto di dover sviluppare le proprie competenze per gestire complessità e variabilità in questo momento particolare e delicato. Il 67% prevede la necessità di adeguare velocemente la strategia e assicurare un’esecuzione rapida; il 65% sente come prioritario definire nuove modalità di interazioni con i clienti, mentre il 78% afferma che le persone dovranno cambiare rapidamente e creare nuove abitudini. Tra le principali sfide è emersa la necessità di ottimizzare i processi operativi, produttivi e non. Quasi metà del campione si ritiene fortemente impreparato ad affrontare questo tema e il 37% lo ritiene un aspetto che potrebbe diventare critico. In merito alla digitalizzazione, il 41% dei manager la ritiene una sfida prioritaria in quanto molto rilevante per il business e ma la preparazione aziendale su questo è ancora molto bassa. In merito ai futuri investimenti, 9 su 10 hanno dichiarato che non li taglieranno ed in particolare circa il 70% li aumenterà su alcune aree, come politiche di sviluppo, lancio di nuovi prodotti e servizi, miglioramento dei processi, introduzione di soluzioni informatiche e ricerca di nuovi canali di vendita.
Sostenibilità sociale fuori e dentro l’ufficio
“Uno degli aspetti più significativi dell’indagine si riferisce al fatto che i manager italiani ritengono le capacità sociali e relazionali prioritarie per raggiungere l’eccellenza rispetto a quelle più tecniche”, spiega ad HuffPost Luciano Attolico, fondatore di Lenovys. “Se osserviamo i problemi che i manager soffrono di più, il primo posto spetta proprio a quelli connessi agli sprechi legati alle persone e ai processi «sociali» all’interno dell’azienda”. Mail, riunioni, discussioni inutili o improduttive e il poco tempo per il pensiero strategico sono state indicate da oltre il 40% dei rispondenti tra le prime 5 problematiche più rilevanti quanto a resa nel business. “Sempre di più i leader delle aziende dovranno essere capaci di costruire una formazione continua approfondendo e aggiornando costantemente le proprie competenze in un contesto complesso ed in rapidissima evoluzione come quello attuale, prima di tutto dal punto di sociale, perché ai risultati si arriva guidando l’essere umano, le persone, sapendo essere leader diversi, nuovi”.
Di conseguenza comunicare efficacemente (60%) e sapersi focalizzarsi sul valore e sulle poche cose che fanno la differenza (58%) sono i primi punti che ritengono di dover sviluppare. Perché ogni cosa, dalla bassa capacità di delega, alla collegata scarsa autonomia dei dipendenti, va poi ha influire su tutto ciò che è fuori dalle mura dell’ufficio. La crisi, infatti, pare aver messo in discussione persino l’equilibrio complessivo tra vita privata e vita professionale dei manager nostrani: il 59% ritiene di dover dedicare più tempo alla vita privata. La storia ci insegna che “spesso il buonsenso non corrisponde alla buona pratica”, prosegue sorridendo Attolico. “Tutti in fondo sappiamo di dover mangiare frutta e verdura, ma poi nessuno lo fa. Tutti sappiamo di dover fare sport per restare in forma, ma poi si rimanda a dopo l’estate. Tutti facciamo buoni propositi, ma poi ci scontriamo con la realtà”.
Anche sullo smart working, “attenzione a non parlare di una cosa che non si sa neppure cosa sia, che per ora è un grosso equivoco: non è il lavoro da casa, ma deve essere fatta chiarezza”. Il vero lavoro agile “ha bisogno di una preparazione, di processi, cambiamenti di mentalità, demolizione del concetto di tempo di lavoro per sposarsi sull’asse dei risultati”.
Fonte: Huffingtonpost