UN TEPPISTA AL COMANDO

Per capire Salvini, l’uomo più pericoloso della repubblica, vanno capite almeno due cose: non sa niente e è un teppista. Non un bullo,  come spesso faceva Renzi, ma un teppista. Per il resto, esclusa la rozzezza dei modi, ignora tutto. Costituzione, leggi, usi del vivere civile, buon senso.

Ieri ha combinato un casino che metà sarebbe bastata, con il rimorchiatore Vos Thalassa (poi la nave della Guardia Costiere U. Diciotti), ma è ancora convinto che fosse suo diritto fare quello che ha fatto. In realtà, stava per creare un ingorgo istituzionale di prima grandezza, ma a lui non importa: i suoi fan (fra i quali si annoverano persino miei lettori) saranno generosi di applausi in odio ai negher.

I fatti, però, sono chiari.

1- La Diciotti, caricati i 67 migranti (non 67 mila), si dirige verso il porto di Trapani.

2- Ma viene raggiunta dall’ordine del ministro dell’Interno (ordine abusivo): scenderanno a terra solo se ammanettati.

3- Arrivata finalmente a Trapani, la nave viene costretta a stare in rada per un’intera giornata: Salvini vuole gli arresti, manda la polizia a bordo.

4- Da più parti cercano di spiegargli che sta sbagliando. La procedura esatta è che i migranti vengano fatti sbarcare, la polizia indaga, passa gli atti alla magistratura e la magistratura decide se procedere a arresti o a denunce. Non esiste in nessuna legge che il ministro degli Interni possa pretendere l’arresto di qualcuno, zero. Solo la magistratura, negli Stati di diritto, può ordinare la privazione della libertà personale: esiste per questo, e è anche un ordine indipendente (di cui è presidente, guarda un po’, Mattarella).

5- Alle 8 di sera Mattarella, che è davanti alla tv, vede questo sconcio istituzionale, e chiama il presidente del Consiglio, al quale manifesta le sue perplessità. Il povero Conte, che a scuola un po’ è andato, si rende conto dell’immenso casino e comincia a telefonare ai suoi soci.

6- Ma Salvini, da vero teppista, resiste. Vuole gli arresti. Gli spiegano che è una richiesta assurda, ma lui non molla. Si arriva così alle 11 di sera, con Mattarella inchiodato davanti alla tv: vuole vedere i migranti sbarcare a piede libero, come si sarebbe fatto in qualunque paese civile.

7- Alle 11 gli altri decidono che la sceneggiata è durata fin troppo e Conte trasmette l’ordine: tutti a terra, a piede libero. E così avviene, con Mattarella che osserva in tv e che va a letto soddisfatto.

8- Reazione di Salvini: sono sorpreso, il responsabile la pagherà. Il responsabile (Mattarella) non pagherà un bel niente, a norma di Costituzione, ma Salvini ignora anche questo. A lui basta l’urlo finale del teppista: non me la vuol dare, ma è una puttana. Con gli amici del bar che applaudono.

A questo punto è doveroso chiedersi: ma che cosa vuole Salvini? Vuole scassare tutto. La sua eroica resistenza ai negher invasori (inesistenti) piace a folle di rancorosi e ignoranti come lui. Raccoglie voti, e quindi insiste. L’obiettivo è quello di arrivare presto a nuove elezioni e di fare il presidente del Consiglio, da solo questa volta.

Tutto questo costruito su una cosa che non c’è, l’emergenza migranti. Gli sbarchi sono diminuiti dell’80 per cento (grazie a Minniti) e anche i reati sono in diminuzione. Non esiste alcuna emergenza in questo paese, se non quella economica e quella rappresentata dallo stesso Salvini.

Ma, al di là della conquista della presidenza del Consiglio, che cosa vuole fare? Un’Europa delle piccole patrie, da buon sovranista (le sue letture risalgono a qualche scarno opuscolo dei primi tempi della Lega). Cioè una cosa destinata a andare in frantumi nel giro di qualche mese davanti alla concorrenza mondiale Usa-Cina. E a regalarci anni di depressione economica, se non peggio.

Il popolo, se il popolo è Salvini, ha già stufato. Se non si trova presto un po’ di élite, qui si va a rotoli. Con questi idioti al comando il disastro è sicuro.

Servirebbe un Pd lucido e determinato. Invece abbiamo una banda rissosa e confusa, magicamente tentata dalle poltrone.

Renzi dovrebbe avere un lanciafiamme  in dotazione (metaforicamente) o un libretto per le espulsioni.

Fonte: Uomini&Business

di GIUSEPPE TURANI | 

 

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