IL GRANDE SACCHEGGIO

Prime crepe nel governo gialloverde. Intanto c’è la questione honestà. Gente che ha rotto le scatole a tutto il mondo per due scontrini mancanti per un paio di caffè, fa finta di non accorgersi che il socio di governo è autore di una rapina ai danni dello Stato di ben 49 milioni. Non c’è dibattito: c’è una sentenza della Cassazione. In tempi normali, il Movimento avrebbe fatto fuoco e fiamme, e avrebbe chiesto la galera immediata per i responsabili.

Oggi, invece, il profumo del potere copre tutto. Salvini chiede addirittura un incontro con Mattarella perché giudica la sentenza della Cassazione un attacco politico e i 5 stelle (i più terrificanti moralizzatore della storia) scrollano le spalle e dicono che quelli erano pasticci dell’epoca Bossi. Salvini è innocente.

Ammettiamolo, in ipotesi. Salvini è però quello che si rifiuta di riconoscere il debito di 49 milioni e che accusa la Cassazione di aver fatto una sentenza politica. Chiede udienza al Colle perché vuole che il Presidente, in un certo senso, assolva la Lega dai suoi obblighi stabiliti dalla magistratura, cosa che Mattarella ovviamente non può nemmeno pensare di fare.

Passi per Salvini che se sulla sua ruspa ne sbatte di tutto (delle leggi, della Costituzione, del buonsenso), ma i moralizzatori dei 5 stelle, quelli degli scontrini anche se uno è andato a pisciare in autostrada? Tutti zitti per non rompere il giocattolo? Ruby è di nuovo la nipote di Mubarak e mia zia la Madonna Pellegrina che ridà la vista ai ciechi e fa alzare gli storpi?

Insomma, su questo governo, al di là di tutto, pesa una fortissima illegalità. Fino a quando Salvini non ammetterà che il suo partito, come prescrive la Cassazione, deve 49 milioni sottratti indebitamente allo Stato e non prometterà di restituire il maltolto, siamo  in presenza di un furto di Stato. Cioè di un’illegalità grande come una casa di 14 piani.

La politica, si sa, è bene farla con i mezzi della  politica e non con quella dei giudici. Ma qui siamo di fronte a un partito (la Lega) che vuole sbarazzarsi di una sentenza della Cassazione dicendo che è un attacco politico (e quando mai? Tutti del Pd i giudici? Uno, due, tre gradi di giudizio?). Di un partito, cioè, che chiaramente vuole muoversi extra-legge. Peccato che sia un partito di governo. E il suo socio, il Movimento 5 stelle, l’accozzaglia dei più fastidiosi moralizzatori mai visti, regge il moccolo e fa finta di non vedere. Prima, una multa per divieto di sosta non pagata era sufficiente per squalificare un politico, adesso l’irridere una sentenza della  Cassazione diventa quasi titolo di merito.

Insomma, si tende a far passare in principio che se hai i voti e se sei al governo, della legge te ne puoi anche fregare. E la legge è uguale per tutti? Roba vecchia nella nuova era del governo gialloverde.

Nessuno chiede che alla Lega e a Salvini venga fatto chissà che cosa. Si chiede solo che restituiscano, sia pure a rate, il maltolto. E non per odio politico, ma perché in un paese civile si usa così. Se spariscono dei soldi, e la magistratura lo accerta, non è possibile buttarla in politica: bisogna mettere mano al portafoglio. 49 milioni di euro sono quasi 100 miliardi delle vecchie lire, mica un saccheggio da due soldi. Per meno, molto meno, c’è gente che è stata processata in Parlamento e alla fine, buttata fuori. Nei paesi più civili non si arriva nemmeno al processo: i responsabili se ne vanno, si tolgono di torno e si dedicano alla coltivazione delle rose, non alla guerra alle Ong.

Ripeto, non si chiede tanto. Ma almeno non lo sconcio di Salvini che dice: “Me ne sbatto”, con l’aria di  chi considera i 100 miliardi di lire spariti una marachella di quel burlone del vecchio Bossi. Questi 100 miliardi di lire devono tornare nelle casse dello Stato, dalle quali sono state indebitamente sottratti dagli allora dirigenti della Lega.

Fonte: Uomini&Business

di GIUSEPPE TURANI | 

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