E fa i nomi. Sono i soliti: Farage, Le Pen, Orban, quelli di Visigrad e il nostro Matteo Salvini.
Polemiche politiche eccessive? Nervi troppo tesi? Può essere. Non abbiamo elementi per confermare quello che dice il deputato liberale.
Abbiamo solo degli indizi. Il più importante risale alla formazione di questo governo. In un primo momento saltata per l’ostinazione ci Salvini nel volere a ogni costo (a costo di non fare il governo, che infatti era sfumato) la presenza all’economia di Paolo Savona. Savona, stimato economista, era, e è, del giro degli autori del famoso “Piano B”. Un piano dettagliato su come uscire dall’euro, in segreto (sarebbe l’unico modo), e sostituire la moneta unica con una nuova lira. In sostanza, un vero e proprio golpe economico, deciso dai vertici dello Stato all’insaputa di tutti i cittadini, con banche e bancomat chiusi e circolazione dei capitali bloccata.
Questo il “Piano B”. In seguito Savona ha fatto professione di fede nell’euro. Ma il “Piano B” è stato scritto e è pronto. Se mai dovesse scattare, lo sapremo solo un lunedì mattina.
Rimane da capire (non sono mai state date spiegazioni) perché Salvini ha rischiato di non fare il governo pur di avere Savona (cioè il “Piano B”) nell’importante ministero dell’economia.
Ha ragione il deputato liberale europeo Verhofstadt?
In seguito, come si sa, dopo la ferma opposizione di Mattarella nel rifiutare la nomina di Savona, (contro il presidente è stato minacciato addirittura l’impeachment dai coglionazzi a 5 stelle), si è trovato un compromesso: all’economia è andata una brava persona, Tria, e Savona è stato dirottato ai rapporti europei. E il governo gialloverde è nato.
Ma l’ombra del “Piano B” continua a essere nel cielo di questo governo.
Possiamo stare tranquilli? Mica tanto.
Fonte: Uomini & Businessdi
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