Nasce la “creatura” populista, il peggio deve ancora arrivare

Il coraggio, la determinazione e la saggezza del presidente Sergio Mattarella hanno ricondotto nell’alveo delle regole democratiche e costituzionali una crisi che rischiava di precipitare in una crisi di sistema, sia istituzionale che economica e che avrebbe potuto condurci fuori dall’Euro e dall’Europa. Ai dioscuri del populismo italiano ha impartito (e continuerà a farlo finché sarà necessario) una severa lezione, riaffermando che in una democrazia parlamentare, “la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, (articolo 1, comma 2 della Costituzione italiana).

Dubito tuttavia che i due l’abbiano compresa, accecati da una vertigine di potere senza limiti (di qui a qualche mese si spartiranno centinaia di nomine). L’uno, Luigi Di Maio, ha fatto sua la battuta di Groucho Marx: “Questi sono i miei principi, e se non vi piacciono ne ho degli altri”, passando nel giro di qualche ora, con un grottesco testa-coda, dalla richiesta di impeachment al capo dello stato alla “collaborazione”. Il giovanotto, nell’età in cui tutti noi abbiamo cominciato un faticosa gavetta lavorativa, è diventato un professionista dell’antipolitca lautamente stipendiato. E ora dovrebbe governare un superministero che ne accorpa cinque e che dovrebbe affrontare bazzecole come il reddito di cittadinanza, l’industria “4.0” (sempre che comprenda che non si tratta dell’ultimo modello di Iphone), il futuro dell’Ilva.

L’altro, Matteo Salvini, mentre stava per insediarsi al Viminale ha twittatol’immagine di un poveraccio (si presume un immigrato) intento a spennare un piccione a un semaforo sputandogli contro un “a casa” e facendone il classico capro espiatorio. Roba da brividi.

Entrambi, dopo aver tuonato contro i governi tecnici e l’élite, hanno richiamato in servizio tecnocrati e professori super-elitari nel ruolo di Cattivi Maestri del neo-populismo. E così i novelli Frankestein hanno dato vita alla loro “Creatura” che somma il peggio del populismo e del sovranismo: nazional-liberista in economia, con una correzione assistenzialista e un fortissimo segno repressivo, giustizialista, illiberale. Un Professor Nessuno alla guida del governo, un raffinato Dottor Stranamore agli Affari Europei, un consigliere di Forza Italia all’Economia, un esecutore dei programmi del dottor Davigo alla giustizia.

Poiché le proposte velleitarie si scontreranno presto con la realtà, è prevedibile che i primi provvedimenti del governo saranno manettari e demagogici (immigrazione e costi della politica) al fine di alzare una cortina fumogena che copra il maxi-condono fiscale e l’aumento dell’Iva cui ricorreranno per rastrellare qualche risorsa.

Il rischi non sono affatto scongiurati, dunque, ma d’ora in poi non si può scaricare sul Quirinale il compito di fermare la deriva e il declino dell’Italia. Speriamo dunque in un’opposizione al contempo durissima e responsabile che faccia leva sugli interessi del paese e non sulla sommatoria delle sigle. Che si rivolga agli imprenditori del nord che hanno votato Lega sperando in un stato meno oppressivo, in un fisco più leggero, in una modernizzazione delle infrastrutture, ed oggi si trovano alleati dei neo-statalisti e dei No a tutto; ai disoccupati del sud che hanno votato M5S reclamando più giustizia sociale e si trovano alleati con chi fino a ieri li considerava fannulloni e buoni a nulla, e che invece del reddito di cittadinanza riceveranno la promessa della riforma dei centri per l’impiego.

Non serviranno né girotondi né sacre unioni. Un nuovo spirito repubblicano si è spontaneamente aggregato con pacifica determinazione attorno all’azione e alla figura del presidente della Repubblica. Al di là delle forme che prenderà sulle quali imploro di non cominciare a dividersi nel solito esercizio di tafazzismo, non può essere né apparire come un fronte a difesa dell’establishment e dei mercati. Dovrebbe proporsi invece di stare in Europa proprio per difendere gli interessi nazionali e proteggere i ceti più deboli, ma in nome dei valori fondanti dell’Europa e della sua civiltà, non contro di essi.

Fonte: Democratica – di Carmine Fotia

del 01/06/2018

 

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