Scorrono i titoli di coda sulla dignità della “cosiddetta” Sinistra

Per alcuni il silenzio è sempre d’oro. Soprattutto se necessario a non scalfire l’avanspettacolo su cui si avvitano le peripezie governative di Lega e Movimento Cinque Stelle, le due destre che tentano di gestire una diversità solo apparente.

Nei giorni dell’attesa che assomiglia a quella per la venuta del Signore, scorrono i titoli di coda sulla dignità della cosiddetta Sinistra. Quella roba presumibilmente alta, nobile e tutta d’un pezzo che per decenni ha attirato le attenzioni di molti italiani. Gli stessi che nel frattempo hanno virato altrove dopo essersi apparecchiati con il NO referendario.

LeU, Cgil, Arci, ANPI e costituzionalisti vari a fare da contorno non casuale, confermano la soddisfazione per la ritrovata dignità di essere decisivi. Peccato verso la deriva populista di un Paese che non può vivere di improvvisazioni, aspettando una nuova stagione di rivendicazioni che gratificherà la voglia di piazza di chi, da anni, fatica a dare un senso alla propria missione. Invi inclusi quelli chiamati a congresso, che decideranno sulla base della politica travestendosi da altro.

Dunque le truppe che si ricammellano. Rispolverando l’antico ruolo di baluardi di quella stessa democrazia nel frattempo caduta sotto i colpi della stessa ortodossia compagna. In un’operazione molto chiara in cui l’obiettivo era affondarne uno diseducando il resto, sullo sfondo di un “contratto” (che non cita le donne, l’Ilva né la ricostruzione post terremoto e nel mutismo di troppi) dal sapore vagamente littorio di forze in perenne campagna elettorale.

Infine il Pd con le sue croci ed i suoi dolori, verso un’Assemblea Nazionale che dovrà decidere cosa fare da grandi. O attraverso un segretario subito (Martina) o recuperando quelle primarie che dovrebbero rappresentare il punto più alto della partecipazione civile. Tanto più di fronte al ritornello della gente e della base da cui ripartire.

Da cittadino ed elettore starò alla finestra. Cosciente che la militanza non è un obbligo e che si può fare politica in tanti modi. Anche da semplici osservatori, ricordando ciò che eravamo, quello che avremmo potuto essere e quello che forse saremo. In particolare se dovessero continuare le cedevolezze stellate che ad alcuni piacciono ancora, in assenza di un nuovo strumento elettorale se mai sarà. Nel mentre dietro l’angolo c’è Silvio. Pronto all’ultimo incasso.

Fonte: Democratica – di Emiliano Liberati

del 18 Maggio 2018

 

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