No all’accordo con il M5s. E’ questa la linea che i renziani porteranno in direzione nazionale, organo che verrà convocato probabilmente mercoledì 2 maggio. Il segretario dimissionario del Pd, Matteo Renzi, oggi è nel suo studio a Palazzo Giustiniani. Era lì quando i quattro delegati del Pd, Maurizio Martina, Matteo Orfini, Andrea Marcucci e Graziano Delrio, hanno incontrato il presidente della Camera Roberto Fico, incaricato dal Quirinale di esplorare la possibilità di una maggioranza di governo nel perimetro Pd-M5s. Renzi in prima persona ha deciso di non parlare in questi giorni. Manda avanti i suoi, compatti a dire di no. Il partito è spaccato. La direzione si annuncia come resa dei conti interna tra i renziani e i ‘dialoganti’, l’area che va da Dario Franceschini a Maurizio Martina, favorevoli invece ad aprire il tavolo del confronto con i pentastellati.
Davanti ai giornalisti, nella sala di Montecitorio che ospitò chi aveva scelto l’Aventino contro il fascismo dopo l’omicidio Matteotti, Martina si mantiene sul vago. “Abbiamo ricordato i nostri cento punti di programma elettorale, ma la direzione approfondirà un possibile percorso con il M5s”. Un partito spaccato non può permettersi di più, se non rimandare la discussione alla sede deputata: cioè la direzione, l’organo che il 5 marzo scorso ha votato all’unanimità la linea dell’Aventino. E per Martina è già una sconfitta il fatto di non aver potuto porre a Fico i tre punti di programma lanciati la scorsa settimana: allargare il reddito di inclusione, misure per le famiglie e per il lavoro.
Dice il capogruppo al Senato Marcucci: “Se il mandato sarà quello di verificare le carte del M5s, saranno i 100 punti del programma del Pd a stabilire le basi di partenza della discussione”. Tradotto: “Partiamo da distanze molto marcate proprio sui temi, oltre che sul concetto della democrazia. A meno che i Cinque stelle non cambino idea sul jobs act, sugli 80 euro, sulle riforme, i punti di contatto sono pochi e superficiali”.
“Non trovo un solo punto di contatto tra noi e loro, abbiamo programmi incompatibili a partire da lavoro, scuola e salute. Troppe cose ci dividono, le distanze sono incolmabili”, dice Alessia Morani, deputata renziana del Pd che stamane alla buvette, di fronte agli occhi increduli dei presenti, si è imbattuta in una discussione accesa con Francesco Boccia, deputato dell’area Emiliano, favorevole al dialogo con il M5s fin dalla notte della debacle elettorale.
Insomma, il Pd si avvia alla conta finale. I renziani restano scettici anche sul fatto che Luigi Di Maio abbia davvero rotto i ponti con Matteo Salvini. E sono convinti di avere ancora la maggioranza in direzione. I non renziani apprezzano la scelta di convocare la direzione per discutere. La prodiana Sandra Zampa propone anche di considerare “la possibilità di ascoltare iscritti ed elettori del Pd come ho già proposto nei giorni scorsi”. Il mandato di Fico comunque sembra avviato al fallimento.
Fonte: Huffington Post – di Angela Mauro
del 24 Aprile 2018
#SENZADIME
Il PD è pronto a defungere non orilunghuamo l’agonia sarebbe troppo doloroso.
Matteo, dobbiamo formare un’altra cosa, un soggetto tipo En March. Molti ci hanno abbandonato per la continua litigiosità e poi dobbiamo recuperare, nel caso Salvini lanciasse un OPA su FI, tutti i moderati. Matteo affrettati.