Migranti, Hollande: Renzi si è battuto per una soluzione, ma l’Ue ha nascosto la testa sotto alla sabbia

Il destino della sinistra europea, la crisi dei migranti e la polveriera siriana. In una lunga intervista rilasciata a Lena, l’alleanza editoriale di Repubblica con altri sei giornali europei tra cui Pais, Welt e Figaro, l’ex presidente della Repubblica francese ripercorre i momenti cruciali della sua presidenza e promette: “Ero e rimango socialista. Non mi ritiro dalla politica”.

L’emergenza immigrazione e l’Italia di Renzi

Uno dei passaggi dell’intervista riguarda la crisi dei migranti e l’impegno profuso dal governo guidato da Matteo Renzi per trovare una soluzione a livello europeo. Sui migranti “Matteo Renzi non ha mai smesso di allertarci, chiedere una revisione degli accordi di Dublino. – spiega Hollande – L’ho sostenuto per quanto ho potuto ma ha vinto la politica dello struzzo. L’Europa ha nascosto la testa sotto alla sabbia”. E aggiunge: “Ne aveva abbastanza di vedere tutti questi consigli europei che non producevano mai decisioni. Posso testimoniare che si è davvero battuto. A volte si è ingiusti nel valutare i leader” e “spesso quel che si ama in un leader diventa poi il suo punto debole. Che cosa piaceva di Renzi? Che fosse giovane, intrepido, audace. Qualche tempo dopo, le stesse qualità sono state interpretate come segno di arroganza”.

La preoccupazione per la situazione politica dell’Italia

L’ex presidente francese si dice “preoccupato” per la situazione politica in Italia “perché è un nuovo sintomo della crisi democratica che tocca i partiti di governo ovunque in Europa. Su 28 governi europei solo quattro, cinque con la Grecia, sono di matrice socialdemocratica”. Quindi rivendica “ero e rimango socialista. Non mi ritiro dalla politica”. Ma ammette: “Siamo schiacciati tra l’incudine e il martello. Da una parte la destra ci attacca su sicurezza e immigrazione. Dall’altra una parte della sinistra ci considera traditori. E alla fine dei conti chi vince? I populisti o i conservatori”.

Putin? Brutale. Merkel? Fa sempre la scelta giusta

Putin “combina seduzione e brutalità. È al tempo stesso convincente e minaccioso. Sono estremamente lucido su ciò che pensa dell’Europa e dell’Occidente: li guarda come corpi deboli, moralmente fiacchi, senza coesione, in declino. E infatti è legato alle estreme destre ovunque in Europa. Soltanto una parte dell’estrema sinistra non l’ha ancora capito”. Poi un elogio ad Angela Merkel: “Non eravamo sempre d’accordo, in particolare sul sostegno alla crescita e all’occupazione, sull’austerità della politica imposta ai popoli Ma siamo sempre stati animati dal supremo interesse europeo. Dico spesso: Madame Merkel si prende il suo tempo ma alla fine fa sempre la scelta giusta”.

La frecciata a Macron

Hollande parla anche dell’attuale presidente, Macron: “Se mi fossi presentato non sarebbe presidente oggi. Avrebbero vinto François Fillon o Marine Le Pen. Il mio senso di responsabilità ha impedito che succedesse”. E aggiunge: “Ho fatto scelte giudicabili ma noto che nel mio caso i media hanno rotto una certa tradizione francese di rispetto della vita privata”. Quindi rivendica di aver lasciato un Paese con i conti risanati e in ripresa, “senza aver mai applicato l’austerità” e “spero che un giorno i francesi mi guarderanno in modo diverso”

Sulla Siria Obama ha sbagliato

Riguardo alla situazione Siriana Hollande punta il dito anche contro l’ex presidente Usa. Uno dei suoi rimpianti è non essere intervenuto in Siria contro Assad nell’estate 2013 a causa dell’improvviso voltafaccia di Barack Obama. “Quella rinuncia ha avuto conseguenze notevoli sull’equilibrio non solo della regione ma del mondo”, una “scelta che non ho condiviso seppur comprensibile. Si era impegnato davanti al popolo americano a non varare nuovi interventi militari” ma “la scelta di privilegiare i negoziati non ha fatto scomparire le armi chimiche del regime. Vladimir Putin ha interpretato il dietrofront di Obama come un’opportunità per spingersi più avanti in Siria e in Ucraina. E l’opposizione contro Assad è stata sommersa dagli islamisti”.

Il rapporto con Trump

“Approvo la decisione francese di partecipare all’attacco. Vediamo però che il regime ha riconquistato militarmente parte del territorio. Turchia, Russia, Iran sono pronti a spartirsi la Siria. Uscire dalla crisi è diventato più difficile”. Nota poi che “Trump è già intervenuto in Siria nell’aprile 2017. All’epoca stavo ancora all’Eliseo, avrebbe potuto propormi di partecipare. Non l’ha fatto. Adesso lancia una nuova operazione ma al tempo stesso annuncia di voler ritirare i suoi soldati. Non vorrei che questa rappresaglia nasconda un disimpegno militare più ampio”

Fonte: Democratica.com

del 19 Aprile 2018

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